Mancano gli ultimi ritocchi ma è molto probabile che il piano per la ripartenza della scuola sarà pronto per domani, al massimo dopodomani. Imperativo, riaprire il 7 gennaio in presenza, anche per le superiori seppure, come prevede il Dpcm, al 75%. Ma alcune Regioni, Veneto e Campania, chiedono che nei loro territori la percentuale scenda al 50%, almeno all'inizio. Anche se un ostacolo non di poco conto alla riapertura potrebbe essere rappresentato dalla nuova variante del virus che ha portato l'Italia a seguire la line della "massima prudenza" e a chiudere i voli da e per il Regno Unito: in questi giorni saranno effettuati delle verifiche su una eventuale diffusione della variante anche in Italia. E non sono escluse misure più stringenti.
Intanto il nodo trasporti, "sul quale i prefetti ci stanno dando una grande mano perché le misure devono essere territoriali", ha detto la ministra Lucia Azzolina, gli orari di uffici, negozi e scuole e scaglionati e il tracing prioritario per il mondo dell'istruzione sono i tre pilastri della ripartenza dai quali non si può prescindere e sui quali il governo ha trovato un accordo. "Il governo è molto unito sulla data del 7 gennaio", ha tenuto a precisare Azzolina da Lucia Annunziata; poco prima il ministro Speranza aveva detto la stessa cosa. Insomma, l'esecutivo marcia compatto sulla riapertura, "e non fa niente che il 7 sia un giovedì. Non possiamo perdere nemmeno un'altra ora - ha sottolineato la ministra che su quella data si gioca il tutto per tutto - Se lasciamo i nostri studenti a fare solo didattica a distanza è il Paese che un giorno perderà competenze. La scuola è anche motore di sviluppo economico del Paese". E ancora, difendendo il suo dicastero: "La scuola è considerata non come un'attività produttiva. Non si capisce per esempio che l'istruzione è ascensore sociale, che può migliorare e salvare le vite delle persone". In diretta a Mezz'ora in più Azzolina incassa anche il risultato di uno studio condotto dall'epidemiologa Sara Gandini e che dimostra che "non sono gli studenti i responsabili degli aumenti dei casi positivi che si sono visti un autunno. La scuola appare un luogo sicuro, non di contagio". Dati che anche la ministra va ripetendo da settimane, spingendo per la riapertura.
Nel frattempo però i presidi, come già hanno fatto i sindacati, chiedono alla Azzolina che "a tutti i tavoli provinciali coordinati dai prefetti siano invitati anche i dirigenti scolastici. Non è tempo di soluzioni calate dall'alto e soprattutto non c'è tempo da perdere - spiega Antonello Giannelli (Anp) - Solo i dirigenti scolastici hanno piena contezza delle necessità di spostamento di studenti e docenti e quindi sono in grado di proporre soluzioni ragionevoli e basate sui dati di realtà. Le istituzioni scolastiche, lo ripeto da tempo, conoscono le esigenze del territorio e dell'utenza - aggiunge - la loro esclusione dai tavoli prefettizi rischia di rendere vano il lavoro compiuto finora e di allontanare l'adozione di soluzioni atte a rendere possibile e soprattutto duraturo il rientro in classe degli studenti delle scuole superiori".
Sulla riapertura delle scuola "per gli adolescenti suggerisco un esperimento su un distretto scolastico: riaprirlo e vedere se le misure adottate sono sufficienti o se c'è bisogno di cambiare i trasporti o gli orari".
Lo ha detto Andrea Crisanti direttore del laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova a 24Mattino su Radio 24, "in due tre settimane si vede cosa succede e si può capire qual è il punto debole della catena, se le scuole sono sicure o il problema sono i trasporti, perché in questo momento ancora non lo sappiamo. Inoltre - ha aggiunto - ci vuole un po' di flessibilità anche da parte di insegnati e famiglie, se il problema dei trasporti non si può risolvere aumentando la capacità, una soluzione potrebbe essere lo scaglionamento di entrate e di uscite, ma se tutti si irrigidiscono il problema non si risolve mai".
Intanto è tato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministro dell'Ambiente che stanzia 20 milioni di euro ai Comuni - con popolazione superiore a 50.000 abitanti interessati dalle procedure di infrazione comunitaria per la violazione dei parametri sulla qualità dell'aria - per scuolabus "ecologici". Lo rende noto un comunicato in cui il ministro Sergio Costa spiega che "proseguiamo nel nostro programma di promozione della mobilità sostenibile puntando in particolare sui mezzi 'ecologici' per gli spostamenti più frequenti e che più incidono sulla qualità dell'aria delle nostre città. Fra questi certamente gli spostamenti casa-scuola sono un settore su cui intervenire, anche per dotare le aree più problematiche dal punto di vista delle emissioni di nuovi mezzi e strumenti per rendere migliore l'ambiente urbano".
In particolare, il decreto destina le risorse "per progetti sperimentali per la realizzazione o l'implementazione del servizio di trasporto scolastico con mezzi di trasporto ibridi o elettrici, per i bambini della scuola dell'infanzia statale e comunale e per gli alunni delle scuole statali del primo ciclo di istruzione". Saranno finanziabili spese per progettazione (fino a 65mila euro), acquisto di nuovi mezzi di trasporto (fino a un milione e 100mila euro), l'acquisto di colonnine per la ricarica (fino a 10mila euro), l'acquisto di pensiline per le fermate del servizio di trasporto scolastico (fino a 50mila euro), la realizzazione di applicazioni mobili (per smartphone e/o tablet) per l'organizzazione e/o il controllo del servizio di trasporto scolastico (fino a 10mila euro), promozione del servizio di trasporto scolastico sostenibile (5mila euro), monitoraggio dei benefici ambientali conseguibili (fino a 10 mila euro).
Azzolina torna alla carica. “Il ministero dell’Istruzione si sta battendo per avere a propria disposizione 20 miliardi provenienti dai fondi europei a favore della scuola, ma “dobbiamo non solo portarli a casa ma anche spenderli” e “fino ad ora il ministero dell’Istruzione lo ha fatto”.
Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, intervenendo all’avvio, in modalità on line, del secondo anno del programma #Tuttomeritomio, promosso da Fondazione Cr Firenze e da Intesa Sanpaolo.
“La pandemia ci ha messo alle strette – ha sottolineato la ministra Azzolina – l’istruzione soffriva di una malattia che era quella di mancati investimenti economici. Sull’istruzione si era tagliato veramente molto, così come sulla sanità. Adesso si è ricominciato a investire, ma abbiamo tanto da recuperare considerando che la scuola in passato è stata utilizzata come un bancomat, e oggi ne abbiamo pagato le conseguenze”.
Azzolina poi ha aggiunto: “Abbiamo impresso una forte accelerazione alla spesa dei fondi europei, abbiamo speso quasi tutto, abbiamo finanziato 17mila progetti solo quest’anno, tantissimi dedicati all’emergenza. Tanto abbiamo già fatto, potremmo fare ancora di più con i soldi del Recovery fund che sono veramente una grande occasione per il nostro Paese per rilanciare l’istruzione”.
Infine, la ministra ha affermato: “Noi abbiamo investito sia sull’emergenza – solo per far ripartire la scuola abbiamo messo 3 miliardi – e da gennaio a oggi circa 7 miliardi sono stati messi. Adesso c’è la legge di bilancio ed è una legge che stanzia più di 3 miliardi sia per il personale scolastico, per la digitalizzazione ma anche per l’edilizia”.
La Dad, la didattica a distanza, da oltre un mese è tornata protagonista delle giornate degli studenti, specialmente dei più grandi. Uno strumento, partito quasi come un esperimento a fine febbraio, che ha salvato la scuola italiana da una chiusura prolungata durante la prima fase della pandemia, seppur tra tanti problemi.
Che comunque all'inizio del secondo lockdown degli istituti, nella maggior parte dei casi, sembrano essere stati risolti. Non per tutti, però, è così: nonostante, infatti, sia passato quasi un anno dalla prima 'connessione', per qualcuno ancora oggi la Dad continua a presentare aspetti da migliorare. Il portale Skuola.net lo ha scoperto attraverso la voce di 3mila alunni delle scuole superiori, raccolta dopo le prime settimane dalle nuove chiusure generali. Racconti che hanno contribuito a disegnare un quadro con molte luci e diverse ombre.
Un chiaroscuro che porta la metà degli intervistati a giudicare la Dad "male se non malissimo", a cui fa da contraltare una metà di fortunati per cui invece le cose vanno "bene se non benissimo". La scuola a distanza non è ancora vista alla pari delle lezioni in aula, tanto è vero che quasi 1 su 3 ammette tranquillamente di seguire rimanendo comodamente in pigiama. A loro si aggiunge un 57% che non arriva a questi estremi ma si veste comunque 'da casa' (con tuta o abiti comodi). Solo 1 su 10 dice che si prepara, più o meno, come se dovesse uscire.
Il fatto di non essere controllati 'a vista' dai professori, però, invoglia parecchi studenti anche a usare la tecnologia a modo loro: più di 6 su 10 confessano che, almeno una volta, hanno risposto presente all'appello del docente ma poi hanno spento microfono e telecamera per fare i propri comodi. Per quasi 1 su 10, tra l'altro, questa è un'usanza frequente. Forse perché sanno di poterla fare sempre franca, dato che praticamente nessuno ha avuto conseguenze disciplinari. Anzi, quando è successo, in oltre 8 casi su 10 il docente di turno non si è proprio accorto di nulla.
Altro tema controverso sin dall'inizio è stato quello della dotazione tecnologica: disponibilità di dispositivi personali per svolgere la Dad da un lato, quantità e qualità della connessione per il collegamento dall'altra. Qui i due aspetti, nel tempo, hanno avuto un destino differente. Attualmente, infatti, circa 9 ragazzi su 10 hanno un computer o un tablet personale (il 10% lo deve dividere con gli altri componenti della famiglia, appena il 3% non ne ha neanche uno in casa). Lo stesso non si può dire per la connessione: ancora oggi, meno di 4 su 10 dicono di avere un collegamento veloce, stabile e senza limiti di traffico. Il 30% ha una connessione lenta, il 17% ha i giga limitati, il 12% ha problemi su entrambi i fronti. Il passaggio brusco dalle attività in presenza a quella 'da remoto', a scuola come al lavoro, ha spesso mostrato anche le difficoltà delle famiglie nell'organizzare gli spazi di casa in modo da permettere a tutti di avere una postazione adeguata.
Ma, per fortuna, questo aspetto della Dad ora non preoccupa più: il 68% dei ragazzi segue le lezioni in una stanza separata dal resto della casa (cameretta o studio) e un altro 18% ha uno spazio tutto suo seppur in un ambiente comune (soggiorno, cucina); solamente poco più di 1 su 10 deve adattarsi giorno per giorno. Entrando nel vivo delle modalità con cui le scuole si sono organizzate per garantire la continuità didattica, un altro dei miglioramenti più evidenti riguarda le piattaforme utilizzate. Ormai più di 9 studenti su 10 hanno si collegano a piattaforme evolute che consentono di seguire videolezioni in diretta. Inoltre, gli insegnanti sembrano aver scelto una linea d'azione comune: l'87% degli alunni delle superiori, infatti, dice che ora deve accedere al massimo a due piattaforme differenti per seguire tutte le lezioni; quasi sempre le più diffuse e conosciute. Da rivedere, invece, l'eccessiva dose di tecnologia somministrata agli studenti che la didattica a distanza ha portato con sé.
Oltre 2 ragazzi su 3 dicono in Dad dice essere davanti allo schermo di un computer (per motivi didattici) ben oltre l'orario di scuola: il 51% stima questo tempo tra le 6 e le 10 ore, per il 17% l'esposizione dura quasi tutta la giornata. E nonostante le scuole possano aprire aule e laboratori per attività pratiche e laboratori o per accogliere gli studenti disabili, stando a quanto dicono i ragazzi, ciò è avvenuto solo in 3 casi su 10. dato che si dimezza se si isolano gli istituti che hanno allestito attività in presenza per i disabili.
Proseguono le mobilitazioni organizzate da professori e studenti davanti alle scuole italiane per chiedere la riapertura di tutti gli istituti scolastici, di ogni ordine e grado. Da domani a domenica è in programma un fitto calendario di iniziative in numerose città, tra cui Faenza, Firenze, Perugia, Torino, Milano, Napoli, Salerno, Mantova, Verona, Vicenza, Mestre, Padova, Treviso. Inoltre, domani, venerdì 11 dicembre, Priorità alla Scuola partecipa al convegno nazionale di Formazione del Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica), a cui sono iscritti oltre 1000 docenti, che sarà trasmesso in diretta Facebook, dalle 9 alle 13, organizzato dai Cobas Scuola
"Mentre gli adolescenti degli altri Paesi europei vanno normalmente a scuola, quelli italiani continuano ad essere obbligati alla Didattica a Distanza.
Situazione caotica in molte regioni: il Molise, regione "gialla", chiude le scuole di ogni ordine e grado e i sindaci di molti Comuni decidono di tenere aperte almeno le scuole elementari; l'Abruzzo si autoproclama "arancione" e così riporta le seconde e le terze medie in presenza, ma il Governo promette battaglia; il Piemonte "arancione" mantiene chiuse le scuole secondarie di primo grado; il presidente della Regione Puglia si spinge a lasciare la libera scelta ai genitori per la frequentazione della scuola; la Campania sta per diventare zona gialla, ma sono aperte solo la scuola dell'infanzia e le prime due classi delle primarie, inoltre, in una sessantina di Comuni i sindaci hanno chiuso tutto; in Calabria il 16 dicembre si terrà l'udienza del Tar di Catanzaro in merito al decreto cautelare con cui lo stesso Tar aveva annullato l'ordinanza con cui il presidente (ad interim) della Regione eccedeva in zelo chiudendo tutte le scuole, ignorando che il Dpcm prevedeva le scuole aperte fino alla prima classe delle medie anche nelle zone rosse", sintetizzano i promotori.
Di fronte a questo "quadro desolante, Priorità alla Scuola prosegue la protesta a tutela del diritto allo studio e chiede il potenziamento dei trasporti pubblici in orario scolastico e dei servizi di medicina scolastica, inoltre auspica una veloce conclusione delle nomine dei docenti in modo tale che tutte le scuole possano restare aperte in continuità e in sicurezza", conclude il Comitato.
E invece cosa accade al concorso scuola?
Il concorsone è ancora fermo con docenti che aspettano di sapere cosa accadrà.
A causa dell’emergenza sanitaria, le prove del concorso straordinario di cui al DD n. 510 del 23 aprile scorso sono state sospese. Al momento il divieto di espletamento dei concorsi è valido al 15 gennaio 2021. Il Ministero ha comunicato più volte l’intenzione di riprendere le prove appena possibile, ma non è ancora possibile prevedere un calendario, né il Ministero ha comunicato quanto tempo intercorre tra la comunicazione del calendario e l’espletamento delle prove.
Nel frattempo dovrebbero cominciare le correzione da remoto delle prove già svolte. L’annuncio è già stato dato dal 4 novembre, ma ad oggi non è stato avviato nulla in merito.
E' il momento di capirne di più sugli Ata. Come abbiamo già scritto, il 2021 sarà un anno importante per diventare personale Ata. Saranno diverse, infatti, le occasioni per entrare nelle graduatorie. Ma, oltre al punteggio che ogni aspirante Ata deve avere (qui vi spieghiamo come calcolarlo), c'è altro da sapere.
Ed ecco a voi una breve ma essenziale guida per diventare personale Ata.
Oltre ai professori e agli insegnanti, che sono chiamati a svolgere l’attività di insegnamento ai bambini ed ai ragazzi, all’interno delle scuole lavorano molte altre figure professionali che svolgono mansioni diverse dall’insegnamento. Un tempo si chiamavano bidelli, poi operatori scolastici e oggi sono chiamati personale Ata. Una posizione che può garantire un posto pubblico a tempo indeterminato.
Cos'è il concorso Ata di teza fascia?
Il concorso Ata terza fascia è una selezione pubblica per soli titoli (non sono previste prove d’esame) che permette di entrare nella graduatoria di terza fascia per lavorare come supplenti. Rappresenta il primo passo per ottenere un impiego nelle scuole italiane svolgendo ruoli Ausiliari, Tecnici e Amministrativi in quanto possono accedere anche persone che non hanno mai lavorato nella scuola.
Come si entra in graduatoria?
Per entrare in graduatoria è necessario presentare la domanda quando vengono aperti i concorsi relativi al personale ATA. Chi non ha mai lavorato come Ata deve partecipare al concorso terza fascia.
Nel 2021 uscirà il nuovo concorso graduatorie Terza Fascia Ata, che farà riferimento a tutte le istituzioni scolastiche ad esclusione delle scuole della Regione Valle d’Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano, i cui Uffici Scolastici provvederanno autonomamente a pubblicare gli avvisi pubblici per l’inserimento e l’aggiornamento degli elenchi.
Che titoli ci vogliono?
ci sono graduatorie a cui è possibile accedere senza aver mai lavorato nella scuola. Il possesso di titoli di servizio può essere utile per migliorare il posizionamento in graduatoria.
Perché devo entrare in graduatoria?
Entrare in graduatoria permette di essere chiamati per lavorare nelle scuole. Infatti le scuole italiane attingono dalle graduatorie i nominativi delle persone da chiamare per assunzioni o supplenze.
A che età posso fare il concorso Ata?
Bisogna avere un'età compresa tra i 18 e i 66 anni.
Dove ci si iscrive?
Le domande di iscrizione per far parte delle graduatorie del personale Ata devono essere presentate secondo le modalità e le scadenze indicate nei bandi indetti dal Miur. Istanze Online del Ministero dell'Istruzione, accessibile tramite la piattaforma POLIS (Presentazione On-Line delle Istanze).
Quanto si guadagna come personale Ata?
Lo stipendio annuale con contratto indeterminato si aggira intorno ai 14.903,94 euro lordi, a cui si aggiungono 702,00 euro come compenso individuale accessorio e 171,84 euro di indennità vacanza contrattuale.
Qualsiasi altra informazione può essere richiesta scrivendo dei commenti di questo articolo.
Nuovo Dpcm, nuove modalità per la scuola. Il 7 gennaio gli studenti delle superiori torneranno a scuola in una percentuale del 75% e non più del 50% come previsto dalla bozza del Dpcm. La modifica, secondo quanto di apprende da fonti di governo, è stata decisa nel corso della Stato-Regioni con l'esecutivo che ha accolto due richieste dei presidenti: chiarire l'inciso inserito nell'articolo 1 comma 9 lettera e - quello dove si parla di “competizioni sportive di alto livello” - e sollecitare il Comitato tecnico scientifico all'approvazione delle linee guida proposte dalla Regioni per l'apertura degli impianti sciistici.
Dal 7 gennaio il primo ciclo sarà dunque in presenza al 100%, le superiori al 75%. La bozza di Dpcm sarebbe stata modificata, per quanto riguarda il rientro in classe, dopo la sollecitazione della Ministra dell'Istruzione Azzolina. La modifica è stata comunicata nel pomeriggio anche a Regioni ed Enti locali a cui è stato presentato un protocollo di lavoro per risolvere le criticità legate a trasporto e tracciamento.
E per gli aspiranti docenti? Quando ci sarà il concorsone per la scuola? E come? Su questo non si sa ancora nulla e, se in un primo momento, si pensava che nel mese di dicembre si sarebbe potuto svolgere, le speranze non vanno più in questa direzione ma guardano al 2021.
Intanto, saranno i Prefetti a coordinare, nei rispettivi territori, l'organizzazione del sistema del trasporto legato all'attività scolastica. E' quanto prevede la bozza del nuovo Dpcm che sarà in vigore a partire da oggi.
"Presso ciascuna Prefettura, infatti, e nell'ambito della Conferenza provinciale permanente - così si legge - è istituito un tavolo di coordinamento, presieduto dal Prefetto, per la definizione del più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, in funzione della disponibilità di mezzi di trasporto utilizzabili, volto ad agevolare la frequenza scolastica anche in considerazione del carico derivante dal rientro in classe di tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado".
Al tavolo di coordinamento partecipano il Presidente della Provincia o il Sindaco della Città metropolitana, gli altri sindaci eventualmente interessati, i dirigenti degli ambiti territoriali del Ministero dell'istruzione, i rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dell'assessorato regionale ai trasporti, della protezione civile regionale, nonché delle aziende di trasporto pubblico locale.
Al termine del tavolo, il Prefetto redige un documento operativo sulla base del quale le amministrazioni coinvolte nel coordinamento adottano tutte le misure di rispettiva competenza.
"Nel caso in cui le misure non siano assunte nel termine indicato, il Prefetto ne dà comunicazione al Presidente della Regione, che adotta una o più ordinanze" volte a garantire l'applicazione, per i settori della scuola e dei trasporti pubblici locali, urbani ed extraurbani, delle misure organizzative strettamente necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti.
Ritornare sui banchi il 14 dicembre senza attendere il nuovo anno. E' l'ipotesi avanzata dal premier Giuseppe Conte nel corso della riunione con i capigruppo di maggioranza, presenti anche il ministro della Salute Roberto Speranza e il responsabile dei rapporti col Parlamento Federico D'Incà.
A quanto apprende l'Adnkronos da fonti presenti all'incontro, il premier avrebbe chiesto un parere ai presenti, che tuttavia avrebbero sollevato parecchi dubbi vista la vicinanza della data avanzata da Conte con le vacanze di Natale. Rimandare gli studenti sui banchi dal 14 dicembre, ha osservato il premier aprendo la discussione sul capitolo scuola, "sarebbe un bel segnale per i ragazzi".
Il presidente del consiglio ha comunque precisato che sull'ipotesi di riaprire i cancelli delle superiori e dei licei -con riunioni preparatorie dal 9 dicembre per garantire il rientro a scuola in massima sicurezza- andrebbe sondato il comitato tecnico scientifico. Intanto però il premier si porta avanti e chiede un parere alle forze di maggioranza, sentendo i capigruppo presenti in riunione che non hanno mancato di esprimere i loro dubbi.
Questo significa che potrebbe esserci, a breve, una nuova convocazione per gli aspiranti docenti sospeso a causa dell'ultimo Dpcm proprio varato dal premier Conte.
Come si ricorderà, le polemiche divamparono aspramente contro la Azzolina visto che in molti furono costretti a presentarsi alle selezioni (o a rinunciare per paura del Covid), mentre per altri c'è stata la possibilità di rinvio.
Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime ore.
Il 2021 sarà un ottimo anno per chi vorrà entrare nella scuola come personale Ata. E il motivo è semplici da capire.
Grazie alle decine di migliaia di persone andate in pensione con Quota 100 e all’introduzione delle Assunzioni Covid, il numero di supplenze nella scuola italiana è su numeri da record.
Gli ultimi dati mettono in evidenza che sono stati già assunti 50mila collaboratori scolastici, 15mila Assistenti amministrativi e altrettanti Assistenti tecnici. Per la prima volta nella scuola migliaia di aspiranti Ata sono riusciti a prendere un incarico nelle province del Sud anche con punteggi in graduatoria bassi.
Sono ancora migliaia i posti vacanti da coprire e sempre più regioni chiedono un aumento dell’organico. Per molte scuole la carenza di docenti e Ata è un problema serio con il quale i dirigenti scolastici devono confrontarsi ogni giorno. In questo stato dei fatti sempre più docenti e Ata riescono a fare supplenze grazie alle domande di messa a disposizione.
La Domanda di messa a disposizione (meglio nota come Mad), è una richiesta presentata ai dirigenti scolastici e che può essere utilizzata da questi ultimi per il conferimento delle supplenze.
Bisogna sempre ricordare come, per le graduatorie Ata, si deve tenere conto dei criteri di valutazione del proprio punteggio che potete fare anche da soli seguendo le indicazioni contenute in questo articolo.
Il 2021 apre nuove possibilità per lavorare nel mondo della scuola come personale Ata. Ma, per far parte della famiglia degli Ata, bisogna avere determinati requisiti e calcolare il proprio punteggio.
In questo articolo vi forniremo le informazioni necessarie e la tabella per il calcolo dei propri punteggi nelle graduatorie.
Con le prossime domande 2021 sarà possibile aggiornare la propria posizione per coloro che sono già presenti in graduatoria, oppure inserirsi per i nuovi aspiranti supplenti.
Un modo per aumentare il proprio punteggio è quello di effettuare alcuni corsi professionalizzanti. Molti si possono svolgere online, ad esempio il corso di dattilografia.
Sulla base delle tabelle di valutazione del DM 640/2017 è possibile calcolare il punteggio del servizio svolto per ogni profilo professionale.
Come assistente amministrativo ci sono 6 punti per ogni anno scolastico, ovvero 0,50 punti al mese o frazione superiore a 15 giorni, se il servizio è stato prestato in qualità di responsabile amministrativo o assistente amministrativo in scuole dell’infanzia statali, delle Regioni Sicilia e Val d’Aosta, delle province autonome di Trento e Bolzano, scuole primarie statali, scuole di istruzione secondaria o artistica statali, nelle istituzioni scolastiche e culturali italiane all’estero, nelle istituzioni convittuali.
Lo stesso servizio prestato in scuole dell’infanzia non statali autorizzate, scuole primarie non statali parificate, sussidiate o sussidiarie, scuole di istruzione secondaria o artistica non statali pareggiate, legalmente riconosciute e convenzionate, scuole non statali paritarie, il punteggio si dimezza. Si calcolano pertanto 3 punti per ogni anno, ovvero 0,25 punti per ogni mese (o 16 giorni) di servizio svolto.
Altro servizio prestato in una qualsiasi scuola statale, compreso servizio Cracis e il servizio prestato con rapporto di lavoro costituito con enti locali, servizio prestato come modello vivente per ogni anno si calcolano 0,10 punti per ogni mese di servizio o frazione superiore a 15 giorni, fino a massimo 1,20 punti per ciascun anno scolastico. Se il servizio è stato prestato nelle scuole di cui abbiamo parlato in precedenza, il punteggio si dimezza.
Il servizio prestato alle dirette dipendenze di amministrazioni statali, negli enti locali e nei patronati scolastici viene valutato per ogni mese o frazione superiore a 15 giorni 0,05 punti e fino a un massimo di punti 0,60 per ciascun anno scolastico.
Con una differenza per i profili del guardarobiere, addetto alle aziende agrarie e del collaboratore scolastico, per i quali l’ “Altro servizio” viene valutato con 0,15 punti al mese e fino a un massimo di 1,80 punti per ciascun anno scolastico.
Solo per il profilo professionale dell’infermiere viene inoltre valutato il servizio prestato nei convitti annessi agli istituti tecnici e professionali, nei convitti nazionali, negli educandati femminili dello Stato in qualità di infermiere: 6 punti per ciascun anno scolastico, ovvero 0,50 punti per ogni mese o frazione superiore a 15 giorni.
La valutazione del diploma con votazione in sessantesimi, nelle graduatorie di circolo e di istituto di III fascia del personale Ata è effettuata nel seguente modo:
36/60= 6,00 punti
37/60= 6,17 punti
38/60= 6,33 punti
39/60= 6,50 punti
40/60= 6,67 punti
41/60= 6,83 punti
42/60= 7,00 punti
43/60= 7,17 punti
44/60= 7,33 punti
45/60= 7,50 punti
46/60= 7,67 punti
47/60= 7,83 punti
48/60= 8,00 punti
49/60= 8,17 punti
50/60= 8,33 punti
51/60= 8,50 punti
52/60= 8,67 punti
53/60= 8,83 punti
54/60= 9,00 punti
55/60= 9,17 punti
56/60= 9,33 punti
57/60= 9,50 punti
58/60= 9,67 punti
59/60= 9,83 punti
60/60= 10,0 punti
E di seguito ecco la tabella per la valutazione del diploma in centesimi per le graduatorie Ata:
60/100 = 6,0 punti
61/100 = 6,1 punti
62/100 = 6,2 punti
63/100 = 6,3 punti
64/100 = 6,4 punti
65/100 = 6,5 punti
66/100 = 6,6 punti
67/100 = 6,7 punti
68/100 = 6,8 punti
69/100 = 6,9 punti
70/100 = 7,0 punti
71/100 = 7,1 punti
72/100 = 7,2 punti
73/100 = 7,3 punti
74/100 = 7,4 punti
75/100 = 7,5 punti
76/100 = 7,6 punti
77/100 = 7,7 punti
78/100 = 7,8 punti
79/100 = 7,9 punti
80/100 = 8,0 punti
81/100 = 8,1 punti
82/100 = 8,2 punti
83/100 = 8,3 punti
84/100 = 8,4 punti
85/100 = 8,5 punti
86/100 = 8,6 punti
87/100 = 8,7 punti
88/100 = 8,8 punti
89/100 = 8,9 punti
90/100 = 9,0 punti
91/100 = 9,1 punti
92/100 = 9,2 punti
93/100 = 9,3 punti
94/100 = 9,4 punti
95/100 = 9,5 punti
96/100 = 9,6 punti
97/100 = 9,7 punti
98/100 = 9,8 punti
99/100 = 9,9 punti
100/100 = 10 punti