Pronto il programma per rilanciare la scuola nel Covid

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21/12/2020
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Mancano gli ultimi ritocchi ma è molto probabile che il piano per la ripartenza della scuola sarà pronto per domani, al massimo dopodomani. Imperativo, riaprire il 7 gennaio in presenza, anche per le superiori seppure, come prevede il Dpcm, al 75%. Ma alcune Regioni, Veneto e Campania, chiedono che nei loro territori la percentuale scenda al 50%, almeno all'inizio. Anche se un ostacolo non di poco conto alla riapertura potrebbe essere rappresentato dalla nuova variante del virus che ha portato l'Italia a seguire la line della "massima prudenza" e a chiudere i voli da e per il Regno Unito: in questi giorni saranno effettuati delle verifiche su una eventuale diffusione della variante anche in Italia. E non sono escluse misure più stringenti.

Intanto il nodo trasporti, "sul quale i prefetti ci stanno dando una grande mano perché le misure devono essere territoriali", ha detto la ministra Lucia Azzolina, gli orari di uffici, negozi e scuole e scaglionati e il tracing prioritario per il mondo dell'istruzione sono i tre pilastri della ripartenza dai quali non si può prescindere e sui quali il governo ha trovato un accordo. "Il governo è molto unito sulla data del 7 gennaio", ha tenuto a precisare Azzolina da Lucia Annunziata; poco prima il ministro Speranza aveva detto la stessa cosa. Insomma, l'esecutivo marcia compatto sulla riapertura, "e non fa niente che il 7 sia un giovedì. Non possiamo perdere nemmeno un'altra ora - ha sottolineato la ministra che su quella data si gioca il tutto per tutto - Se lasciamo i nostri studenti a fare solo didattica a distanza è il Paese che un giorno perderà competenze. La scuola è anche motore di sviluppo economico del Paese". E ancora, difendendo il suo dicastero: "La scuola è considerata non come un'attività produttiva. Non si capisce per esempio che l'istruzione è ascensore sociale, che può migliorare e salvare le vite delle persone". In diretta a Mezz'ora in più Azzolina incassa anche il risultato di uno studio condotto dall'epidemiologa Sara Gandini e che dimostra che "non sono gli studenti i responsabili degli aumenti dei casi positivi che si sono visti un autunno. La scuola appare un luogo sicuro, non di contagio". Dati che anche la ministra va ripetendo da settimane, spingendo per la riapertura.

Nel frattempo però i presidi, come già hanno fatto i sindacati, chiedono alla Azzolina che "a tutti i tavoli provinciali coordinati dai prefetti siano invitati anche i dirigenti scolastici. Non è tempo di soluzioni calate dall'alto e soprattutto non c'è tempo da perdere - spiega Antonello Giannelli (Anp) - Solo i dirigenti scolastici hanno piena contezza delle necessità di spostamento di studenti e docenti e quindi sono in grado di proporre soluzioni ragionevoli e basate sui dati di realtà. Le istituzioni scolastiche, lo ripeto da tempo, conoscono le esigenze del territorio e dell'utenza - aggiunge - la loro esclusione dai tavoli prefettizi rischia di rendere vano il lavoro compiuto finora e di allontanare l'adozione di soluzioni atte a rendere possibile e soprattutto duraturo il rientro in classe degli studenti delle scuole superiori".

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