Compromesso in aula: più Dad e orari scaglionati ma scuola resta aperta

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19/10/2020
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E' stato scontro duro tra i Comuni, le Regioni e il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina a proposito degli orari di ingresso nelle scuole e sulla didattica a distanza. Alla fine, per alleggerire il peso sul trasporto pubblico, il compromesso trovato e introdotto nel Dpcm è stato quello di modulare ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e di disporre comunque l'inizio delle lezioni non prima delle 9.

Sulla didattica a distanza invece è stato previsto che le scuole superiori possano incrementarla - ma rimane complementare a quella in presenza - solo in caso di criticità delle situazioni sanitarie locali e comunque comunicandolo al ministero dell'Istruzione. Nessuna chiusura della scuola dunque, "è un asset fondamentale", ha sottolineato il premier Giuseppe Conte il quale ha specificato che le scuole secondarie vedranno favorite "modalità ancora più flessibili, con ingresso degli alunni a partire dalle 9 e se possibile anche con turni pomeridiani".

Ieri mattina l'incontro convocato dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, era partito in salita. "Il ministro dei Trasporti dice che non si può incrementare ulteriormente l'offerta del trasporto pubblico. E contemporaneamente il ministro dell'Istruzione dice che per rimodulare gli orari e scaglionare l'ingresso e l'uscita degli studenti della scuola superiore, alleggerendo così la pressione sul trasporto pubblico, dovremmo fare incontri con qualche migliaio di dirigenti scolastici. A questo punto, mentre il virus avanza, tra due settimane staremo ancora parlando di cosa fare", era sbottato il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro. Sulla stessa posizione le Regioni.

"Riteniamo possibile e necessario, proprio per salvaguardare la scuola in presenza, soprattutto per le scuole d'infanzia, elementari e medie - ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini - incidere maggiormente sugli scaglioni di ingresso e uscita dalle scuole". Sono state le stesse Regioni a chiedere un'indicazione puntuale nel Dpcm sulla possibilità di rafforzare negli istituti superiori, soprattutto per le ultime tre classi, la didattica integrata già sperimentata in questo mese, "perché non rientra nelle prerogative né dei sindaci né delle Regioni organizzare i tempi e le modalità organizzative delle autonomie scolastiche". La ministra Lucia Azzolina, dal canto suo, è stata irremovibile e ha ribadito quanto va dicendo giorni.

"La scuola in presenza è fondamentale per tutti, dai più piccoli, all'ultimo anno del secondo grado", anche perchè questi ultimi hanno gli esami di maturità, ha detto. L'idea della ministra - e che poi è entrata nel Dpcm - è che non vada presa nessuna misura generalizzata, ma interventi mirati, territorio per territorio, e d'intesa con dirigenti scolastici e famiglie.

Il ministero dell'Università e della ricerca, dal canto suo, ha costituito una cabina di regia per valutare l'impatto dell'emergenza sanitaria sul sistema della formazione superiore e della ricerca. Le università, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, stabilisce il Dpcm, predisporranno, in base all'andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza "Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate, con uso della mascherina e distanziamento, tutto è stato programmato con protocolli specifici e la massima attenzione, è impossibile fare di più all'università", ha evidenziato il ministro Gaetano Manfredi.

Intanto il Comitato Priorità alla Scuola ha organizzato per lunedì presìdi e flashmob in 13 città di 10 regioni. "La chiusura delle scuole, e il passaggio alla didattica a distanza, sarebbe accettabile solo in caso di un lockdown totale di tutto il Paese", dicono i promotori. "La scuola deve rimanere aperta, è una priorità di questo paese assieme al lavoro", è il parere anche di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

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